Cile, Boric sceglie 14 donne per il suo Governo: tra loro anche Maya Fernández, nipote di Allende

Gabriel Boric, il nuovo presidente cileno, candidato leader della sinistra progressista eletto a dicembre 2022, ha presentato la squadra di Governo. I ministri che si insedieranno ufficialmente a marzo sono 24. Ma la grande novità, il chiaro segnale di rottura con il passato che Boric ha voluto mandare, sono le 14 ministre che, in numero maggiore, occupano importanti ministeri. Due dei quali, Difesa e Interni, per la prima volta nella storia del Paese sono affidati a figure femminili: Maya Fernández e Izkia Siches.

Maya Fernández: la nipote di Allende alla Difesa

La guida del ministero della Difesa è stata affidata a Maya Fernández, 50 anni, figlia di Beatriz Allende e nipote del defunto presidente Salvador Allende, vittima del colpo di Stato ordito dal generale Augusto Pinochet. Nata nel 1970, un anno dopo l’elezione del governo di Unità Popolare, guidato dal nonno, ha vissuto in esilio all’Avana (Cuba) dal 1973 al 1990. Membro del Partito socialista cileno, Fernández ha avuto il primo incarico politico nel 2002, durante l’amministrazione del presidente Ricardo Lagos. Eletta deputata nel 2017, ha assunto il ruolo di presidente della Camera due anni dopo. È stata una delle prime figure del suo partito ad appoggiare pubblicamente la candidatura di Boric, quando la proposta dei vertici socialisti era stata la democristiana Yasna Provoste.

Il ministero dell’Interno e della Sicurezza pubblica va alla 35enne Izkia Siches

Boric sceglie la 35enne Izkia Siches, di professione medico, per il ministero degli Interni e della Sicurezza pubblica. Con un passato di militante nella gioventù comunista, Siches si è poi impegnata come indipendente nelle organizzazioni universitarie. Ha deciso di dimettersi dalla presidenza del Collegio dei medici del Cile, ottenuta nel 2017 (è stata la più giovane nella storia dell’istituzione) per aiutare Boric, durante il ballottaggio presidenziale del 19 dicembre 2021, a recuperare lo svantaggio del primo turno nei confronti del candidato della destra, José Antonio Kast. Il suo ruolo nella pandemia la trasformata in una figura nazionale. Infatti, sono partite da lei alcune proposte importante per la lotta al coronavirus: la richiesta di affidarsi agli esperti e agli specialisti del settore sanitario, di rafforzare le restrizioni alla mobilità delle persone e di intensificare le attività di screening.

Eleonora Panseri

Emmy Awards 2021, candidata la prima donna transgender

L’attrice statunitense MJ Rodriguez entra nella storia come prima attrice transgender a essere candidata agli Emmy Awards nella categoria di migliore attrice protagonista. Al secolo Michaela Antonia Jaé Rodrig, deve la nomination al prestigioso premio televisivo a Pose, serie in cui interpreta Blanca Evangelista. Il personaggio incarna quello di una donna transgender che si porta sulle spalle un passato drammatico, segnato dal rifiuto della sua famiglia proprio a causa della sua identità di genere.

Nata il 7 gennaio 1991 a Newark (Usa), ha capito di sentirsi donna a 7 sette anni. Da sempre appassionata di canto, ballo e recitazione, debutta inizialmente a teatro, per esordire poi sul piccolo schermo nel 2012 in un episodio della serie Nurse Jackie – Terapia d’urto.

Dovrà concorrere con attrici di altissimo livello: le altre candidate sono Uzo Aduba, Olivia Colman, Emma Corrin, Elisabeth Moss e Jurnee Smollett.

Chiara Barison

2 giugno 1946: il primo voto nazionale delle donne italiane

Monarchia o Repubblica?

La fine della dittatura fascista rappresentò per l’Italia l’inizio di una nuova fase politica.

75 anni fa nasceva la Repubblica italiana ma questa non fu l’unica novità portata da quel 2 giugno.

Per la prima volta in una votazione nazionale venne chiesto anche alle donne di esprimere una preferenza. Le italiane esercitarono il diritto di voto per cui tante avevano lottato (tra loro, la partigiana Marisa Rodano).

Con l’introduzione del suffragio femminile in Italia (il 10 marzo in occasione delle elezioni amministrative) alle donne venne riconosciuto lo status di cittadine a tutti gli effetti, quello fu il primo passo verso una parità che purtroppo non è stata ancora raggiunta.

Tuttavia, le rivendicazioni che vennero dopo, per il diritto all’aborto, il divorzio, la parità salariale, e quelle che verranno partono anche da quel 10 marzo e da quel 2 giugno.

Quando, per la prima volta, le donne uscirono di casa e dissero: “Oggi vado a votare”.

Eleonora Panseri

Golden Globes, Chloé Zhao Miglior regista: è la seconda donna dal 1984

Dopo ben 37 anni, il Golden Globe come Miglior regista torna a vincerlo una donna. Chloé Zhao, pseudonimo della regista, sceneggiatrice, produttrice 38enne Zhao Ting, conquista il premio con Nomadland, già vincitore del Leone d’oro come Miglior film al Festival di Venezia 2020. E dopo queste due vittorie c’è chi ne parla come probabile favorito agli Oscar 2021. Protagonista della pellicola è Frances McDormand (Fargo, 1996, e Tre manifesti a Ebbing, Missouri, 2017). L’attrice interpreta Fern, donna di sessant’anni che, dopo la perdita del marito, decide di abbandonare la sua città e attraversare gli Stati Uniti occidentali a bordo di un furgone.

La Hollywood Foreign Press Association, criticata duramente negli anni passati per aver escluso le donne dalla categoria, quest’anno ha deciso di presentare tre nomi femminili su cinque candidature: Regina King, presentatasi con il suo One Night in Miami, Emerald Fennell con Promising Young Woman e Zhao. A competere contro di loro due giganti: David Fincher, regista di pellicole come Fight Club (1999) e The Social Network (2010), in gara con Mank, e Aaron Sorkin, sceneggiatore della fortunata serie West Wing (1999), candidato al premio con la produzione Netflix Il processo ai Chicago 7.

Nel 1984 era stata Barbra Streisand, regista, sceneggiatrice e attrice nella pellicola Yentl, a ricevere per prima il premio come Miglior regista. Il film raccontava la storia di una giovane ebrea polacca che nei primi anni del ‘900 decide di travestirsi da uomo per proseguire i suoi studi sul Talmud. Dopo questa vittoria, il nulla: per quasi 40 anni le nomination per la categoria, salvo poche eccezioni (Jane Campion candidata nel 1994, Sofia Coppola nel 2004, Kathryn Bigelow nel 2010 e 2013 e Ava DuVernay nel 2015), sono state appannaggio maschile. Quella di quest’anno potrebbe essere la svolta verso un mondo cinematografico più inclusivo e meritocratico, un precedente importante per il futuro dei Globes e di altri premi cinematografici.

Eleonora Panseri

Articolo originariamente pubblicato su Sestina, testata online della Scuola di giornalismo “Walter Tobagi”.

Argentina, decisione storica sull’aborto: primo passo verso la legalizzazione

Buone notizie dall’Argentina. Dopo una seduta iniziata il 10 dicembre alle ore 11 e conclusasi dopo 19 ore, la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Una pratica, quella dell’aborto, ammessa al momento solo nel caso in cui la salute della donna sia in pericolo o in caso di stupro. Per passare all’esame del Senato, dove nel 2018 il disegno era stato bocciato, erano necessari 129 voti favorevoli. L’esito della discussione ne ha portati ben 131 a favore. Contro 117, solo 6 gli astenuti.

Ci sono buone possibilità che il documento ottenga un secondo “Sì”, visto che il testo originario è stato modificato rispetto a quello proposto in precedenza. L’inserimento dell’obiezione di coscienza, contestata dai movimenti femministi, e il sostegno del partito al governo sono due elementi che potrebbero fare la differenza. Infatti, il progetto di legge è stato presentato con l’appoggio del presidente Alberto Fernández a metà novembre insieme a quello per l’assistenza sanitaria e la cura di quante, al contrario, decidono di portare a termine la gravidanza.

La gioia dei movimenti femministi e di migliaia di persone è esplosa per le strade di Buenos Aires, al grido di “In questa lotta, ci siamo tutte!”. Sventolano in aria fazzoletti verdi, scelti come simbolo del diritto all’aborto legale.

Quello dell’aborto è infatti un problema serio e un tema molto sentito nel paese e in tutto il Sud America. Sono migliaia le ragazze minorenni alle quali non viene garantito il diritto di interrompere la gravidanza e costrette a dare alla luce il frutto delle violenze. La resistenza proviene soprattutto da esponenti della Chiesa cattolica, presenza molto forte in molti paesi sudamericani. È infatti di qualche settimana fa la notizia delle proteste di gruppi anti-abortisti contro l’interruzione di gravidanza di una bambina di dieci anni, rimasta incinta dopo essere stata stuprata dallo zio in Brasile. L’Argentina femminista, e noi con lei, resta con il fiato sospeso nella speranza che la proposta divenga finalmente legge.

Eleonora Panseri