di Filippo Gozzo, VAR Sport
Non è solo calcio. Lo sport dimostra la sua essenza quando permette il raggiungimento di traguardi umani e sociali che vanno oltre la semplice competizione. E questo è ancora più vero quando ciò accade in Paese non così storicamente propenso alla modernizzazione come l’Arabia Saudita. Il 17 novembre scorso le calciatrici arabe hanno dato il primo giro al pallone della Saudi Women’s Football League, il primo campionato di calcio femminile nella storia del Paese. Un evento storico che coincide con un processo di emancipazione delle donne che prosegue da anni in Arabia Saudita. Era solo il gennaio 2018 quando venne concessa la partecipazione femminile negli stadi, segno che la strada da percorrere è ancora molta.
«Il successo nel torneo di tutte le sorelle che partecipano alla WFL è un passo nella giusta direzione per raggiungere il nostro sogno di universalità e per rappresentare la nostra patria al mondo esterno», ha twittato Riyan Al-Jidani, giornalista sportivo saudita, «Alzare la bandiera sul campo è una gloria e un orgoglio». La prima giornata avrebbe dovuto giocarsi lo scorso marzo, ma a causa della pandemia da Covid-19 l’appuntamento con la storia è stato rinviato. Sono più di 600 le giocatrici divise nelle 24 squadre che lotteranno per chiudere il campionato al primo posto, per sollevare la coppa e vincere il premio finale di 500 mila riyal sauditi (poco più di 110 mila euro). Le partite si giocheranno tra Riyad, Gedda e Dammam, ma non saranno trasmesse in diretta tv, un altro muro che dovrà essere abbattuto nei prossimi anni.

Amal Gimie, oggi 26enne centrocampista eritrea dello Jeddah’s Kings United e laureata in sistemi informativi gestionali, entrò nella sua prima squadra di calcio femminile, la Challenge di Riyadh, nel 2014. Mai avrebbe pensato di poter partecipare ad un torneo professionistico. «Ero felice ma allo stesso tempo sapevo che giocare in un campionato ufficiale era un obiettivo irraggiungibile. Mi sentivo come se stessi invecchiando senza ottenere nulla», aveva detto Gimie al sito Arab News. Ora, invece, il sogno della calciatrice eritrea può diventare realtà.
«Questo è un giorno molto felice per tutti gli atleti, maschi e femmine», ha commentato l’allenatore e giornalista sportivo Abdullah Alyami, «E sulla base di ciò che abbiamo visto e di quanto sia amato il calcio in tutto il Regno, credo che vedremo molte altre nostre sorelle impegnate nello sport professionistico».
Ogni persona che, come chi scrive, vive di sport non può che augurarsi che l’Arabia Saudita bruci le tappe in un processo giusto e quanto mai necessario. Perché di sport si vive, per le emozioni che regala, per le storie che racconta.