Buone notizie dall’Argentina. Dopo una seduta iniziata il 10 dicembre alle ore 11 e conclusasi dopo 19 ore, la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge per la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza. Una pratica, quella dell’aborto, ammessa al momento solo nel caso in cui la salute della donna sia in pericolo o in caso di stupro. Per passare all’esame del Senato, dove nel 2018 il disegno era stato bocciato, erano necessari 129 voti favorevoli. L’esito della discussione ne ha portati ben 131 a favore. Contro 117, solo 6 gli astenuti.
Ci sono buone possibilità che il documento ottenga un secondo “Sì”, visto che il testo originario è stato modificato rispetto a quello proposto in precedenza. L’inserimento dell’obiezione di coscienza, contestata dai movimenti femministi, e il sostegno del partito al governo sono due elementi che potrebbero fare la differenza. Infatti, il progetto di legge è stato presentato con l’appoggio del presidente Alberto Fernández a metà novembre insieme a quello per l’assistenza sanitaria e la cura di quante, al contrario, decidono di portare a termine la gravidanza.
La gioia dei movimenti femministi e di migliaia di persone è esplosa per le strade di Buenos Aires, al grido di “In questa lotta, ci siamo tutte!”. Sventolano in aria fazzoletti verdi, scelti come simbolo del diritto all’aborto legale.
Quello dell’aborto è infatti un problema serio e un tema molto sentito nel paese e in tutto il Sud America. Sono migliaia le ragazze minorenni alle quali non viene garantito il diritto di interrompere la gravidanza e costrette a dare alla luce il frutto delle violenze. La resistenza proviene soprattutto da esponenti della Chiesa cattolica, presenza molto forte in molti paesi sudamericani. È infatti di qualche settimana fa la notizia delle proteste di gruppi anti-abortisti contro l’interruzione di gravidanza di una bambina di dieci anni, rimasta incinta dopo essere stata stuprata dallo zio in Brasile. L’Argentina femminista, e noi con lei, resta con il fiato sospeso nella speranza che la proposta divenga finalmente legge.
Eleonora Panseri