Il dibattito sul ddl Zan, la proposta di legge contro omolesbotransfobia, misoginia e abilismo presentata dal deputato del PD Alessandro Zan, approvata alla Camera a novembre e recentemente calendarizzata per la discussione in Senato, ha spaccato a metà il mondo della politica e la società civile. Una divisione abbastanza netta: contrari vs. favorevoli.
In questo contesto, ha destato stupore il fatto che anche 17 associazioni femministe italiane si siano schierate contro il disegno di legge (insieme a singol* privat* cittadin*). A seguito della nota stampa firmata da Udi Nazionale, Udi Napoli, Collettivo Luna Rossa, Associazione Freedomina, Associazione TerradiLei-napoli, Arcidonna, Associazione Salute Donna, RadFem Italia, In Radice- per l’Inviolabilità del corpo femminile, Se Non Ora Quando Genova, I-Dee, Associazione Donne Insieme, Arcilesbica, Arcilesbica Magdalen Berns, Associazione Trame, Catena Rosa, Ide&Azioni Associate, alcune testate hanno titolato: “Il femminismo contro il ddl Zan”.
Ma qui c’è un errore di cui bisogna parlare.
Il femminismo non è mai stato una religione o un pensiero politico che non ammette contestazioni. Dalla sua nascita il movimento ha conosciuto fasi diverse e racchiuso in sé più correnti.
Tra queste, quella delle TERF ( le “Trans-exclusionary radical feminists”). Le femministe radicali transescludenti non riconoscono le donne trans come tali e scelgono di lottare solamente per quelle che definiscono come “donne nate donne” (per citare un esempio noto, la scrittrice J.K. Rowling). In Italia, i gruppi TERF sono tanti ed è infatti il concetto di genere espresso nel ddl che questi gruppi contestano (non necessariamente l’intero disegno di legge e i motivi che l’hanno ispirato).
Sono libere di farlo.
Per il femminismo intersezionale il disegno di legge dell’onorevole Zan è un provvedimento giusto, che va sostenuto. Per le TERF no. E da qui potrebbe e dovrebbe nascere un dibattito costruttivo.

Anche le testate devono essere libere di riportare quanto accade e di scrivere “il femminismo/le femministe contro il ddl Zan”.
C’è la necessità, tuttavia, oggi più che mai, di parlare correttamente di femminismo.
Un movimento che non è solo uno (si parla infatti spesso di “femminismi“) e che ha una storia, alla base della quale c’è sempre stata l’idea che noi donne fossimo tante, tutte differenti, ognuna degna di essere ascoltata e rispettata.
Eleonora Panseri