Qualche giorno fa io e Chiara ci siamo ritrovate insieme a riflettere su uno dei personaggi più famosi del folclore italiano, la Befana, e nel giorno a lei dedicato, il 6 gennaio, ci è anche sembrato giusto restituire spazio ad un’altra figura ad essa vicina che nei secoli è stata a lungo temuta e vessata, quella della strega.
Se ci pensiamo bene, Babbo Natale e la Befana fanno, con alcune piccole variazioni, la stessa cosa: durante le feste portano doni ai bambini buoni, puniscono invece quelli che si sono comportati male. Entrambi sono molto vecchi, esistono praticamente da sempre, ma l’anzianità del primo non viene percepita come sgradevole; quella della seconda le dà, al contrario, un aspetto trasandato (tant’è che il termine è entrato nell’uso comune per definire una donna non avvenente). Dunque, tirando un po’ le somme, la Befana è una vecchia e, quindi, brutta, fondamentalmente una strega, che porta carbone a chi non si merita i dolci. Non stupisce il fatto che Babbo Natale le venga di gran lunga preferito…
Ma chi l’ha detto che le streghe sono orrendamente vecchie e sempre malvagie?
Come ci racconta Mona Chollet nel suo libro “Streghe. Storie di donne indomabili: dai roghi medievali al #metoo”, l’immagine della strega come la conosciamo oggi arriva da un passato non troppo recente. La lotta alla stregoneria portata avanti dall’Inquisizione ha fortemente contribuito a crearla ed è stata più volte riproposta senza essere, se non di recente, oggetto di rilettura.
Gli stessi classici Disney con i quali molte di noi sono cresciute hanno al centro della storia lo scontro fra bene e male, incarnati rispettivamente dalla principessa e dalla strega. La seconda, guarda caso, è sempre cattiva, destinata ad essere sconfitta, mai dalla principessa sua vittima ma sempre dal valoroso principe (sulla storia del “principe che ci salva sempre” non voglio dilungarmi ora, forse lo farò prossimamente…). Solo negli ultimi anni sono stati realizzati prodotti culturali e d’intrattenimento nei quali ci sono principesse che possono talvolta essere “cattive” (pensiamo ad Elsa di “Frozen”, per esempio) e che “si salvano da sole”. In alcuni casi vengono aiutate da personaggi maschili che possono dare una mano alle protagoniste. Queste, tuttavia, (e grazie al cielo, aggiungerei) riescono ugualmente, con o senza aiuto, a realizzare grandi imprese: un bel messaggio per le bambine di oggi che possono riconoscersi in queste eroine e iniziare a considerare il loro ruolo non accessorio, il loro contributo fondamentale.
Ma torniamo alle nostre streghe…
Crescendo e studiando la storia, quella con la S maiuscola, abbiamo avuto modo di rivedere la narrazione che ci è stata proposta. La figura della maga esiste praticamente dalla notte dei tempi: sacerdotesse, guaritrici et similia sono state e sono ancora presenti in molte società con un valore tutt’altro che negativo. I secoli durante i quali ha operato l’Inquisizione sono stati riconosciuti come uno dei periodi più bui della storia dell’Occidente, nel quale quest’istituzione si è “divertita” a perseguitare e processare migliaia di persone, principalmente donne. Lo ha raccontato anche la giornalista Ilaria Simeone nel suo libro “Streghe. Le eroine dello scandalo”, nel quale ricostruisce tre processi per stregoneria della fine del ‘500, del ‘600 e ‘700.
Per quasi cinque secoli, dal 1326* al 1782** (è del 1487 il “Malleus Maleficarum”, il “Martello delle streghe”, testo cardine della caccia alle streghe), le accuse rimasero praticamente invariate: essere in combutta con il demonio, operare sortilegi mortiferi, avere costumi sessuali non conformi con altre streghe e stregoni o con animali e creature demoniache. Nonostante molte di queste fossero pure illazioni, a seguito di torture atroci molte donne furono costrette a confessare azioni mai compiute (le condanne arrivavano anche in assenza di confessione e, come già detto, di prove). Quelle che venivano considerate colpevoli erano punite con l’allontanamento dai luoghi in cui erano nate e cresciute, marchiate con orribili mutilazioni e, nel peggiore dei casi, uccise sul rogo.
La verità tuttavia è che tante “streghe” erano tutt’altro che persone malvagie o emarginate: non tutte vivevano ai limiti della società, alcune facevano addirittura parte della nobiltà. L’unica loro “colpa” era quella di non essere quello che ci si aspettava dal loro genere in quell’epoca. Le vittime della “caccia alle streghe” erano levatrici, balie e guaritrici, a cui tanti si rivolgevano per i motivi più disparati, donne che non si facevano mantenere ma che guadagnavano il proprio denaro e che venivano accusate di praticare la stregoneria quando qualcosa andava storto, se un bambino nasceva morto o se il sortilegio d’amore che avevano fornito a chi lo aveva richiesto non sortiva gli effetti desiderati. Erano vedove che avevano deciso di non risposarsi, cosa che non si addiceva alle donne per bene in una società dove queste erano ancora considerata un “bene” posseduto da un uomo. Streghe erano anche quante per mestiere o libera scelta avevano tanti partner sessuali.
Insomma, donne considerate scomode perché volevano autodeterminarsi e non essere definite da altri, perché volevano rispondere delle proprie azioni e non essere dipendenti da qualcuno. In un’epoca in cui, purtroppo, tutto questo non era accettato; un’epoca dove bastavano pettegolezzi e maldicenze per farle processare e condannare a morte.
Fortunatamente, tante cose sono cambiate da allora ma le violenze, fisiche e psicologiche, che tante donne in cerca della loro libertà subiscono ogni giorno e in ogni parte del mondo dimostrano che forse non lo sono poi così tanto e che la strada da percorrere è ancora lunga.
Di donne libere ed emancipate, e temporalmente più vicine ai giorni nostri, hanno parlato Michela Murgia e Chiara Tagliaferri nel podcast “Morgana” che raccoglie storie di donne “fuori dagli schemi, controcorrente, strane, pericolose, esagerate, “stronze”, difficili da collocare, donne che vogliono piacersi e non compiacere”. Murgia stessa definisce le protagoniste di queste storie “molto streghe”, utilizzando il termine non per demonizzarle ma per omaggiarle.
Abbiamo già detto che sono tanti i passi avanti fatti (QUI quelli del 2020 e QUI trovate un omaggio per alcune donne che durante l’anno appena trascorso sono state “molto streghe”, per riprendere le parole di Murgia). Le cose stanno ancora cambiando, seppur molto lentamente, e meno male!, vorrei aggiungere.
Piccoli grandi cambiamenti per cui dobbiamo essere grat* e che sono il risultato dell’azione di quant* si sono accorti che l’essere donna non poteva e non doveva continuare ad essere vista come una condizione di inferiorità, che hanno dedicato e spesso sacrificato le loro vite in favore di tante battaglie giuste.
Le femministe (e i femministi!) di tutte le ondate e le persone che, pur non definendosi tali, ogni giorno combattono per costruire un mondo migliore, più inclusivo e paritario, sono modern* “streghe” e “stregoni”. Sono persone di tutte le età, di tutte le nazionalità, di tutte le estrazioni, spesso percepite come strane e pericolose: spaventano per le loro idee innovative perché in molti sensi stravolgono un mondo che per secoli ha continuato a funzionare in questo modo. Persone che vengono condannate sui moderni roghi della morale e del buon senso ma che non si vergognano di dire quello che pensano, che chiedono di cambiare quelle regole che hanno costretto una parte della società a nascondersi e limitarsi.
E quando mi chiedono che tipo di donna voglio essere, non dico più, come facevo da bambina, che vorrei essere “una principessa (da salvare)” (anche se mio padre si ostina a chiamarmi in questo modo: ti voglio bene lo stesso, papà!).
Oggi dico che voglio essere forte e indomabile come una strega.
Eleonora Panseri
P.s. Suggerisco la visione della puntata del programma “Il tempo e la storia” condotta da Massimo Bernardini e con la presenza in studio dello storico Alessandro Barbero dedicata alla caccia alle streghe.
Note:
*l’anno in cui la stregoneria venne considerata dalla Chiesa come forma di eresia.
**data dell’ultimo processo per stregoneria.
Un pensiero riguardo “Ode alle streghe”